Quanti passi mancano alla fine?

camminare

Vivo al terzo piano di un palazzo senza ascensore, in un appartamento senza balcone e senza giardino. La mia porta di casa ed il portone d’ingresso del palazzo sono separati da 41 gradini. Li conto ogni volta che esco e rientro, soprattutto quando devo salire con qualcosa di pesante e mio marito non è in casa. Ancora 30, 20, dai che ne mancano solo 10, ci siamo! 

Vado a piedi ogni volta che posso, per ogni destinazione per cui posso. Da casa all’Accademia sono circa 7500 passi all’andata ed altrettanti al ritorno. Per arrivare a Piazza del Popolo ci vogliono circa 3000 passi, se poi mi va di arrivare fino a piazza Navona, basta che ne aggiunga altri 2000.

Per andare a fare la spesa compio circa 1000 passi. Non vado in palestra, ma se ci andassi, non dovrei fare più di 250 passi per arrivarci. 

Per la biblioteca più vicina servono 750 passi, per fermarmi a leggere nella sala lettura del mio museo preferito, ne impiego circa 800. Spesso esco per girare in tondo attorno al mio quartiere. E di passi ne faccio proprio tanti, senza contarli.

Da qualche giorno, come la maggior parte di noi, posso camminare solo in casa.

Per arrivare dall’ingresso alla cucina mi bastano 16 passi, per attraversare tutto il mio salotto, dove attualmente lavoro, non ne servono più di 21. 

Sono una persona molto solitaria. Trascorro già normalmente la maggior parte del mio tempo da sola. Quindi, questo isolamento forzato dettato da motivi di emergenza sanitaria, se mi spaventa, non è certo per questo. Da sempre leggo da sola, studio da sola, scrivo da sola. L’aula, gli incontri con i clienti, sono sempre stati per me un diversivo a ciò che avviene nella mia vita, la quale, normalmente, invece, si svolge per lo più nella mia testa. Ho molti legami, ma frequentarli è un’altra storia. Stare da sola mi piace, e ne avverto il bisogno. E, per inciso, sono in isolamento con mio marito con il quale sono abituata a tracciare un confine di interazione.

Piuttosto dell’aria aperta, mi manca camminare. Mi mancano i passi. I passi mi mancano moltissimo. 

Grazie al ritmo dei miei passi, riesco a scandire i pensieri che mi si ammatassano dentro. Ogni volta che la mia testa si ingolfa, ho un nuovo intervento da preparare, un nuovo corso, un nuovo incarico, sono angosciata per qualche dubbio che non riesco a risolvere, io cammino. Anche ore.

Metto in moto il mio corpo e il mio cervello si placa. Si concentra su ciò che lo circonda, e cerca risposte che prima o poi arrivano. Spesso non mi basta una passeggiata per partorire un tranquillante, ma, come detto, prima o poi, tutto trova la sua dimensione. E’ sempre stato così. Non so pensare senza fare. Senza muovere. Le mani o le gambe, o tutt’e due insieme. Mia madre dice che ero così anche da bambina.

E così, da giorni non faccio che accumulare pensieri, accatastare dubbi senza riuscire a muovermi abbastanza per sbrogliarli. Non riesco a disperderli in giro attraverso le suole delle mie scarpe. Mi sento come se la quarantena avesse trasformato il mio corpo in una grande prigione e piano piano le mie celle si stessero popolando di idee in semilibertà. Ogni tanto escono a prendere una boccata d’aria, le vedo in fila mentre si scambiano una parola, ma poi tornano ognuna dentro la propria cella. Condannate e rimanerci in attesa di giudizio. 

Chissà quanti giri di Roma dovrò fare per riuscire a valutarle tutte, quando potremo tornare sui nostri passi! Non ci voglio pensare. Meglio che intanto mi tenga allenata e mi rimetta a girare attorno al tavolo. 

A presto.

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