La rosa

Un uomo all’improvviso incominciò a profumare come una rosa. E non era possibile farci niente. Entrava in un negozio e tutti in un batter d’occhi si fermavano, cominciavano ad annusare l’aria e a dire:
C’è profumo di rosa. Come fossimo capitati in un roseto.
E finché quello non lasciava il negozio, nessuno riusciva a comprare niente, tutti se ne stavano fermi, in piedi e, ad occhi chiusi, fiutavano quell’aroma. Ma se, d’un tratto, avesse annunciato di essere lui a profumare in maniera così meravigliosa, nessuno gli avrebbe dato retta oppure, semplicemente, non gli avrebbero prestato attenzione, continuando ad annusare. In qualunque luogo andasse, nessuno gli credeva, tutti gli giravano intorno cercando le rose nascoste: a lui nessuno prestava attenzione.
Ma nella casa di quest’uomo accadeva ben’altro: tutti erano terribilmente stufi del profumo di rose. Chi non si stancherebbe se per un anno intero in casa ci fosse sempre lo stesso forte odore di qualcosa? Inoltre i vicini cucinavano la minestra di cavoli, oppure quella di funghi, o magari friggevano le polpette – e tutto sapeva di rosa. I cani del cortile profumavano di rosa. I cani del cortile profumavano di rosa, e persino il secchio della spazzatura. Tutti i vicini dicevano che la vita era divenuta insostenibile.
Non si riesce a capire – si lamentavano le padrone di casa – se la minestra di ieri si è inacidita oppure no: sa di rosa e basta.
Nel palazzo i topi si erano moltiplicati paurosamente, perché ora i gatti non riuscivano a distinguerne l’odore – i topi profumavano come rose. E i gatti pure. Alla fine, quest’uomo infelice decise di rivolgersi all’accademia di botanica: sperava che ne sarebbero venuti a capo.
E in realtà fu subito circondato da professori, che lo misero sotto la luce e cominciarono a discutere se fosse una rosa gialla oppure bianca. Discussero a lungo, perché dal colore dipende anche il trattamento da adottare. Infine decisero che era rosa pallido e dissero all’uomo che l’avrebbero piantato in un vaso per verificare quale concime gli si adattasse di più, e con che cosa fosse meglio innaffiarlo. E lui, bisogna dire, grazie a una simile attenzione generale, rifiorì. Permise volentieri di venir piantato in un vaso e legato con una cordicella ad un lungo bastone, perché i professori gli spiegarono che, in caso contrario, poteva cadere. Come ogni rosa bianco-rosa, veniva innaffiato tre volte al giorno con dell’acqua torbida, cosicché ogni volta si bagnava i piedi e alla fine si raffreddò e si adagiò. La cordicella con cui era strettamente legato al bastone, lo sosteneva davvero molto. I professori lo visitavano ogni mezz’ora e alla fine, visto che si era arrossato a causa del raffreddore, da rosa bianco-rosa fu ribattezzato rosa rossa. Quando fu guarito i professori visitarono nuovamente quest’uomo e non riuscivano a capire di che colore fosse adesso la rosa. Infine annunciarono di averne ottenuto un nuovo tipo – una rosa rosa chiaro senza profumo. Perché durante la cura aveva perso il suo aroma.
I primi tempi l’uomo temeva di essere messo alla porta, ma i suoi timori si rivelarono infondati: gli portavano degli stranieri, lo mostravano ai gitanti, e organizzavano persino delle lezioni esterne, a cui si recava tenendosi forte al vaso. Col tempo si abituò a non temere nulla, i continui bagni freddi lo irrobustirono, e per profumarsi si spruzzava di acqua di colonia “Mosca rossa”. Nelle interviste che aveva preso a concedere, ricordava con piacere i tempi in cui nessuno credeva al suo aroma, quando veniva cacciato persino dal palazzo in cui viveva. L’unica cosa che non gli piace è il concime. Ma i fiori non sono esseri liberi, e lui deve sopportare la vita di un fiorellino. Visto che i veri fiori nascono dall’immondizia e si nutrono come capita.

Ljudmila Petrusevskaja

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