Esercizi di stile. Capodanno: punti di vista

concerto capodanno

1. Semplificazioni, stereotipi, banalizzazioni.

Perché le cose, se le fai il primo dell’anno, poi le fai tutto l’anno.

EVVIVA! BUON ANNO!

Lei: intellettuale vecchio stile, curiosa ma un po’ snob, viziosa ma molto orgogliosa, visionaria.

Lui: intellettuale stile pop, curioso ma pigro, vizioso ma con scarsa memoria, visionario.

La scelta perfetta: seguire con attenzione. Cronologia dei passaggi: fondamentale.

  1. Agire tempestivamente e sciogliere il nodo del Capodanno al più presto. Lei ha voglia di viaggiare, ma lui non ha voglia di pensare. Se non si risolve subito il dilemma sarà troppo tardi per cambiare e lui finirà per accusare lei di essere quella che non è propositiva. Fatto?
  2. Proporre come meta Venezia, che è romanica e lei ne è stimolata, ma è anche imbevuta di memorie festivalesche che a lui mettono tanta allegria. Fatto?
  3. Optare per la mezzanotte in piazza, così non è necessario prenotare in anticipo il posto in un locale, che sì, fuori è un freddo boia, ma è Venezia e tutti si mascherano. E le maschere piacciono tanto a tutti. Fatto?
  4. Prenotare due posti per il Concerto di Capodanno che è una iniezione di buona musica e lei ne è dipendente, ma è anche un evento mediatico e lui ne è dipendente. Fatto?
  5. Prenotare treni comodi per i viaggi, che è una bella rottura passare il tempo in stazione e su un vagone, ma se il treno è decente, lei ha la luce giusta per leggere e lo spazio per scrivere, e lui ha le prese per tenere in carica il telefono e giocare senza rischiare di rimanere senza internet, il suo contatto con il mondo, quando non riesce a dormire. Fatto?
  6. Viziare e viziarsi. Coccolare e coccolarsi. E fare attenzione a non smettere. Mai. Fatto?

EVVIVA! BUON ANNO!

2. Dettagli. Sofisticatezze.

Avete presente un colpo di frusta? Rapido, a volte atteso, altre volte no, toccante, scottante, bollente, a rilascio lento. La scossa fa fremere, poi sale. Il dolore si espande. E il piacere, per chi lo prova, prende forma. E’ una questione di forza. Fisica ed intellettuale insieme. Quando arriva, se arriva, il piacere commuove. E droga.

La musica, per chi sa goderne, è la sua unica sorella. La sua forza è posseduta da chi sa produrla e restituirla, e dipende dai filtri che usa per scagliartela contro il petto. Scuotendo il cuore.

Molti sono bravi con gli strumenti, che frustano in modo tenero, altri con il corpo, ché anche la danza sa frustare morbidamente, pochissimi con la propria voce, le cui frustate, però, sono le più potenti e possono lasciare ebbri per ore. Da bocca ad orecchio. Da orecchio a ventre. Da ventre a occhio. Da occhio a bocca. Da bocca a bocca. Boom! Un piacere solo apparentemente intellettuale.

Saper frustrare con la propria voce è una dote che rende speciali. E ce l’hai, o non ce l’hai. Ci puoi lavorare, ti puoi esercitare, ma la natura ti rende ipnotico manipolatore, oppure no. Inseguire il piacere di farsi frustare dalla potenza di una voce è irrazionale. Insieme un dovere ed una dipendenza. Perché l’inseguimento è una strategia le cui mosse appagano già preparando all’appagamento.

Nadine Sierra, soprano lirico, americana, classe 1988, frusta. La sua voce, calda nel registro basso, precisa e nobile nei sovracuti, penetra e scotta. Un talento naturale. Il piacere di una scoperta, che non puoi solo leggere in un programma. Devi vedere. Devi inseguire. Devi tentare. Un piacere che poi scade come tutti i piaceri che bruciano ed evaporano, ma è il primo giorno dell’anno ed è bello che quel piacere scada e finisca proprio mentre qualcos’altro inizia. Perché poi hai tutto l’anno per inseguirlo ancora. No?

EVVIVA! BUON ANNO!

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