“Arsenale della speranza” a San Paolo. Orgoglio italiano.

Arsenale della pace
Ci sono processi che si dispiegano grazie ad un loro specifico linguaggio. Che non segue mode o tendenze, ma segue il desiderio e la passione, in una parola il cuore, che di linguaggi ne conosce infiniti.

Oggi ho visitato un centro di accoglienza italiano in Brasile: l’Arsenale della speranza. Un centro che nasce tra le mura dell’antico Hospedaria dos Imigrantes,  una struttura che in passato ha accolto milioni di emigrati, tra cui moltissimi italiani e che oggi, gestito da italiani, accoglie i nuovi poveri di San Paolo, spesso proprio brasiliani provenienti dalle province vicine più disagiate. Cicli e ricicli storici.

Sono rimasta per un po’ a fissare la loro bandiera.

Bandiera pace

Quella parola, PACE, così voluminosa e piena, la scelta di quel colore universale per riempirla, tutte quelle bandiere appiccicate, messe lì apparentemente alla rinfusa. L’ho fissata perché, per mestiere, sono chiamata a giudicare i simboli e ad insegnare ai giovani creativi come affrontarne di nuovi. Ma ci sono linee, forme, figure, colori che sfuggono al giudizio estetico, perché meritano di più. Basta guardarli e vedere dove sono piazzati, per capire che meritano di più. Meritano, cioè,  di rientrare in uno standard che trascende il tempo e che, alla vista, evocano un mondo che riempie più degli occhi. Tu li guardi e ti accorgi che non potrebbero essere fatti altrimenti.

Perché niente deve essere sottinteso. Tutto deve essere esposto, ogni lettera chiara e ben ombreggiata, ogni angolo unito ben saldamente all’altro. Come farebbe un bambino, senza retropensieri o troppa educazione.  Annick Cojean, ne “Les mémoires de la Shoah” racconta di un anziano preside di un liceo americano che ogni anno accoglieva i nuovi docenti con una lettera. Sopravvissuto ad un campo di concentramento, nella sua lettera amava ricordare ai nuovi arrivati che, dopo aver visto medici ben formati uccidere bambini con il veleno, ingegneri ben istruiti costruire agghiaccianti camere a gas, diplomati e laureati bruciare vivi senza pietà donne e bambini, nella vita aveva imparato a diffidare dell’educazione, quando non era pensata per rendere più umani.

Arsenale della Pace – uno dei dormitori

Di fronte a quella bandiera, io l’umanità l’ho vista. Ho visto la spontaneità di un bambino ineducato che dà dopo aver ricevuto, non solo, ho visto la spontaneità di un bambino ineducato che dà e riceve contemporaneamente e continuamente, pur di imparare ad essere educato nel modo giusto.

Ci sono simboli che non possono essere catalogati. Sono fatti di sostanze che riempiono le forme mettendole in discussione. L’Arsenale della Pace mi sembra che viva di questa idea. Vive, cioè, di sostanza che diventa forma e la rende trasparente.

E questo oggi mi ha fatto sentire molto orgogliosa. Molto orgogliosa di essere italiana.

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